Mi trovo d'accordo in generale ma non nel particolare. Il mio disaccordo parte da un sostanziale difetto di forma, ovvero dall'uso sbagliato della parola "cultura". D'altronde Pasolini era uomo di cultura e quindi o siamo davanti ad un difetto di forma oppure siamo davanti ad un paradosso bello e buono.
Il difetto di forma nasce sostanzialmente dal confondere erudizione con cultura. La scuola non è in grado di fornire una cultura, è di fatto impossibile, la scuola ci dà i mezzi per arrivarci, ma la materia prima la si deve mettere personalmente (o il contrario, dipende dai punti di vista). Sotto questo punto di vista puoi trovare possessori di sola licenza elementare più colti di molti laureati.
E qui arriva il punto in cui sono d'accordo con Pasolini.
E' indubbio che la scuola punti a formare persone fatte con lo stampino, in quella che possiamo quasi definire una sorta di dittatura scolastica e ci riesce proprio perché non dà cultura, dà solo nozioni e se non si fa capire ai propri studenti che le nozioni debbono essere analizzate, studiate e sperimentate in prima persona, creiamo solo uomini che sono poco più di libri, tutti uguali come i bambini nel film Pink Floyd The Wall che escono da scuola senza volto ( We don't need no education. We dont need no thought control. No dark sarcasm in the classroom. Teachers leave them kids alone).
Questa però non è cultura, è erudizione. E - sebbene spesso vengano usati come sinomini (e permettemi di poter pensare che siamo quasi davanti ad una neolingua in stile orwelliano) - la differenza c'è. Cultura non è sapere un sacco di cose, la cultura viene con lo studio, l'apprendimento, la riflessione e - soprattutto - l'esperienza anche in un solo campo esclusivo, l'erudizione si ferma ad apprendimento. Da questo punto di vista un panettiere può essere mille volte più colto di un laureato in filosofia.
Ora torniamo al punto in cui mi dissocio. La cultura, ovvero quella cosa che si raggiunge con studio, apprendimento, riflessione e esperienza è l'unica cosa in grado di cancellare le differenze sociali. Non deve per forza venire dall'istruzione, non è detto, ma è normale aspettarsi che l'istruzione debba essere il punto di partenza di questo processo. Un'istruzione diversa da quella attuale, più umana, più in piccola scala, più come un padre che insegna al proprio figlio riuscirebbe a formare uomini colti. Non serve a nulla insegnare un miliardo di nozioni l'anno, bisogna insegnare a pensare, anzi bisogna prendere gli studenti e farli pensare nel modo che ritengono più opportuno, fargli scegliere una particolare materia e lasciare che si concentrino su quella, che la spezzettino finché non la comprendono nel particolare. Una volta capito il meccanismo, le nozioni le trova ovunque, solo che avrà voglia di cercarle e saprà dove trovarle. Questa è cultura e questa cultura, quella vera, è l'unica via possibile per la libertà e l'uguaglianza sociale. Questa cultura non corrompe, esalta.
Quell'altra, quella finta, è senz'altro corruttrice e permettermi di dire che lo è anche nel caso di uno che ha solo la licenza elementare, l'unica differenza è che un laureato finto colto sa più cose di un finto non finto colto.
Concludo con una frase dei Litfiba: Non è la fame, ma l'ignoranza che uccide.