Talos era un ragazzo ilota che viveva nella campagna intorno a Sparta. Nacque secondogenito dalla nobile famiglia dei Kleomenidi ma, a causa di una malformazione al piede, venne abbandonato dal padre Aristarchos sul monte Taigeto. A Sparta vigeva la tradizione per cui ogni nascituro venuto alla luce con malformazioni o imperfezioni sarebbe stato abbandonato dalla stessa famiglia, con lo scopo di avere degli spartiati fisicamente perfetti, soprattutto per il combattimento. Viene ritrovato sul monte Taigeto da Kritolaos, un anziano con molte virtù, che decise di chiamarlo Talos.
Talos crebbe forte e coraggioso, contemporaneamente a suo fratello Brithos. Il ragazzo, una sera, seguì il nonno sul monte Taigeto e entrarono in una spelonca sotterranea coperta da un enorme masso. All'interno trovarono una cassa, Talos l'aprì e trovò l'armatura più bella che avesse mai visto, insieme a una spada maledetta, uno scudo e un bellissimo arco di corno. Il nonno gli disse che erano appartenute ad Aristodemo, l'ultimo re della Messenia prima che fosse conquistata da Sparta. Il ragazzo quando non c'era bisogno a casa sua, si recava da un altro ilota, a lui molto affezionato, di nome Pelias. Egli aveva una bellissima figlia di nome Antinea di cui Talos era innamorato. Pelias era un agricoltore che viveva solo con la figlia; avendo molte faccende da svolgere chiedeva spesso aiuto a Talos, che collaborava alacremente.
Un giorno Brithos e i suoi amici assalirono Antinea ma Talos si batté coraggiosamente per difenderla, rimanendo ferito. Ella lo accompagnò dal padre che lo curò e lo fece restare nella sua capanna. Il nonno Kritolaos invecchiava sempre più e la morte non si fece attendere. Le ultime parole dell'uomo trattavano di una persona cieca da un occhio che avrebbe potuto togliere la maledizione alla spada di Aristodemo. Arrivò il tempo delle guerre persiane e gli Iloti furono condotti a Sparta per essere scelti come aiutanti dei soldati in guerra. Talos dovette anch’esso recarsi in città e fu scelto da Brithos. Alla morte del nonno entrò a far parte della "famiglia" anche Karas, una figura estranea a Talos che viveva su una collina e di tanto in tanto andava ad aiutarli nelle faccende della fattoria. Talos partì in guerra con suo padre e Brithos. Combatterono alle Termopili dove il vero padre di Talos perse la vita. Il re Leonidas incaricò Talos, Brithos e Aghias, compagno di Brithos, di recapitare un messaggio della massima importanza, senza saperne il contenuto, agli efori e re di Sparta. Da quando tornarono si diffuse la voce che i due guerrieri avevano mentito o avessero fatto in modo di ottenere dal re l’ordine di tornare per salvarsi la vita. Nessuno volle più avere contatti con loro. Aghias si suicidò impiccandosi in casa sua Brithos, invece, fuggì una notte per uccidersi ma Talos lo trasportò nella sua capanna dove lo convinse a riscattarsi offrendosi di combattere assieme nella sua guerra personale. L'amico di Talos, Karas, suo protettore dopo la morte del nonno, rubò l'armatura del loro padre dalla casa dei Kleomenidi e con quella Brithos combatté tutto l'autunno, l'inverno e la primavera in tutta la Grecia per uccidere gli emissari e le truppe persiane che andavano in lungo ed in largo a depredare le messi dei contadini. Si nascondevano nei boschi, dormivano nelle grotte sui monti; di giorno attaccavano improvvisamente e facevano stragi: Brithos attaccava come una furia e Talos gli copriva le spalle con l'arco del re degli Iloti affidato a lui in precedenza dal suo nonno adottivo Kritolaos. Massacrarono più di duecento soldati ed ufficiali persiani. Al posto del re Leonidas salì al potere Pausanias. Egli trovò gloria nella vittoria contro i Persiani a Platea. Il fratello di Talos morì nella battaglia da eroe. Talos fu riconosciuto come spartano e unico superstite della famiglia dei Kleomenidi e scoprì che il suo vero nome era Kleidemos.
Dopo questo fatto, intraprese la carriera militare e gli furono affidate numerose missioni, diventò così comandante di un plotone di "Uguali". Pausanias, re di Sparta , lo convocò per esporgli il proprio piano di far cadere Sparta e liberare gli Iloti dalla schiavitù. Lo incaricò di andare a parlare con il satrapo di una regione remota della Persia per avere l’appoggio del Gran Re. Il satrapo accordò l'aiuto del Gran Re a Pausanias e fece alloggiare Kleidemos nel suo palazzo. Dopo questo tornò a Sparta dove venne a sapere del complotto formatosi per uccidere il re. Nello stesso momento un ufficiale della Krypteia torturò Karas e lo costrinse a parlare. Dall’uomo però non ricavò una singola parola che potesse tradire il re di Laghal, gli efori riuscirono a farli incontrare e dietro una finta parete sentirono il re tradirsi con le sue stesse parole. Intanto Kleidemos ritornando a casa la trovò diroccata e diede ordine al suo schiavo di riadornarla perché avrebbe vissuto in quel luogo. Detto questo si avviò verso la tomba di sua madre e trovò incisa una scritta assai insolita e p